mercoledì 12 dicembre 2007

Avanzi Savoia

"Deny thy father, and refuse thy name
Or, if you will not, be but sworn my love,
And I'll no longer be a Capulet"


Rovigo, monumento a Garibaldi - particolare antimonarchico




E' una settimana circa che qualcosa mi si è piantato qui, alla bocca dello stomaco, più indigesto di una cena al ristorante cinese. Si tratta del risarcimento che alcuni giorni fa gli orgogliosissimi eredi di casa Savoia hanno chiesto allo Stato Italiano per gli anni di esilio (risarcimento che è stato ritirato, visto che ci hanno messo un po', ma hanno capito anche loro di aver fatto una cazzata...). Che l'esilio se lo siano meritato è evidente, visto che hanno agito contro il Popolo Italiano (dando il potere a Mussolini che non godeva del favore della maggioranza degli elettori), contro la Nazione (lasciandoci in braghe di tela dopo l'armistizio dell'otto settembre), contro lo Stato (permettendo l'instaurarsi della dittatura), e contro una parte della popolazione (permettendo le leggi razziali).

Problema fondamentale sollevato però è questo: è giusto che i Savoia debbano pagare per colpe che non hanno direttamente commesso? E' giusto che le colpe dei padri ricadano sui figli?

Credo che un figlio non debba necessariamente seguire l'esempio e la vita dei propri genitori, per quanto a volte gli stessi figli scelgano di seguire le orme del padre o della madre, o incluso si trovino a farlo senza volerlo, come per una sorta di predestinazione. E credo sia chiaro che noi siamo in parte conseguenza della nostra famiglia, per quello che abbiamo imparato, per i valori che ci sono stati dati, per la stessa somiglianza fisica, per il nostro intimo essere. E può darsi che siamo orgogliosi dei nostri avi o che vogliamo respingere anche l'idea di assomigliare ai nostri genitori, però non credo si abbia mai un atteggiamento di passività o di indifferenza riguardo al problema di somiglianza/diversità da ciò da cui proveniamo.

E se così è per noi comuni mortali, non avrà forse un legame ancora più forte colui che eredita non solo un cognome, ma un titolo? Per cui il cognome stesso è un simbolo di distinzione? Non possiamo forse dire che, dai propri padri, dalla propria stirpe, i Savoia debbano ereditare assieme al cognome e al titolo anche le colpe?


Hay algo que se me ha quedado aquì, entre la garganta y el estomago, màs indigesto que una cena al restaurante chino... Hace algunos dias los miembros herederos de la familia Savoia pedieron una indemnizaciòn a el Estado Italiano por haber sido exiliados (pedido que poco despuès retiraron).

Tenemos que decir que los ultimos reyes Savoia hicieron mucho para merecer el exilio: actuaron contra el Pueblo Italiano (dando el poder a Mussolini, que no habìa sido elegido por la mayorìa de la poblaciòn), contra la Naciòn (abandonandola despuès del 8 septiembre), contra el Estado (permitiendo a Mussolini la dictadura), contra la ciudadania (con las leyes racistas).

La questiòn principal que ponen los descendientes pero es otra: es justo que ellos paguen para los errores de quienes vinieron antes de ellos? Es justo que los errores de los padres recaigan sobre los hijos?

Creo que nosotros no tenemos que ser como nuestros padres, aunque muchas veces hijos eligan seguitar el camino del padre o de la madre, o incluso hagan esto sin quererlo de verdad, como por una predestinaciòn. Y nosotros somos en parte consecuencia de la nuestra familia, por lo que hemos aprendido, por la misma semejanza fìsica, por el nuestro ser. Y puede que somos orgullosos de ser como nuestros padres, o que rechazamos la sola idea, pero creo que nunca podemos ver esto con indiferencia.

Y si es asì para nosotros, para quièn hereda un titulo, para quièn un apellido representa muchisimo màs que un argumento de distinciòn, no podemos decir que, hijos de sus padres, hijos de su estirpe, los Savoia, tengan que heredar con el apellido y con el titulo, tambièn la culpa?

lunedì 3 dicembre 2007

Leggere il Pendolo




Ce l'ho fatta!!! Sono riuscita finalmente a leggere Il pendolo di Foucault di Umberto Eco.

Vabbeh, lo so che visto così non sembra una "mission impossible", però questo era un libro che già avevo provato a leggere anni addietro, senza andare più in là delle prime pagine. E già avevo rinunciato, se non che un giormo il prof di Critica Letteraria se ne esce parlando di questo romanzo, e dicendo che per esperienza personale si ha bisogno che le prime 60 pagine vengano lette di colpo perchè il lettore possa entrare nella storia.


Aveva ragione. E questo perchè Umberto Eco sarà anche uno scrittore veramente bravo che unisce alla bella prosa una cultura invidiabile. Pero ha un grande difetto. Lo sa. E così si permette anche di trattare un po' male il lettore, a cui oltretutto chiede l'attenzione e la finezza di notare l'allusione o la citazione (e fortuna che il Gattopardo almeno l'ho letto).


In ogni caso si tratta di un buon romanzo di intrattenimento che gioca con un argomento, l'esoterismo, sempre molto di moda. Da qui ho tratto l'ultimo promemoria, insieme alla conferma che talvolta i libri richiedono un particolare momento della nostra vita per farsi leggere e capire. Magari un giorno mi capiterà con Proust, uno scrittore che sarà anche dei più grandi, ma che a un tentativo di lettura ho trovato francamente tanticchia noioso.





Lo he logrado!!! He leido todo Il pendolo di Foucault de Umberto Eco.


Vale, no parece ser una "Mission Impossible", pero esto era uno de los libros que habìa intentado leer rendiendome despues de las primeras paginas. Y ya piensaba que no merecìa la pena intentarlo màs, hasta que un dìa el profesor de crìtica literaria explicò a una clase que esto es un libro que se toma su tiempo y que necesita de las primeras sesenta paginas leìdas de golpe para envolucrar a el lector.


Tenìa razòn. Y esto porquè Eco es un gran escritor, que escribe meravellosamente y que pero tiene un gran defecto. Que lo sabe, e asì se toma la libertad de maltratar un poco el lector, pidiendo ademàs attenciòn en el reconocer la referencia y la nota que de vez en cuando pone en la narraciòn (y afortunadamente habìa leìdo antes Tomasi di Lampedusa).


De toda manera una buena novela de entretenimiento sobre un argumento siempre interesante como el esoterismo. De este libro he traido, junto a el ùltimo promemoria, la confirmaciòn a que muchas veces un libro nececita un particular momento de la vida para dejarse leer y entender. Asì que puede que un dìa me salga de leer Proust. Escritor de los mayores que, soy sincera, me pareciò un poquito aburrido.

domenica 25 novembre 2007

Hic & nunc




E i filosofi e i teologi e tutti gli altri
che scrutano le cose che stanno sopra natura o che non si veggono,
dicono mille pazzie, perchè in effetto gli uomini sono al buio delle cose, e
questa indagazione ha servito e serve

più a essercitare gli ingegni che a trovare la verità.

Francesco Guicciardini


Questa settimana ho assistito a Conselve alla presentazione del libro "L'ospite inquietante" di Umberto Galimberti, professore di Filosofia all'Università di Cà Foscari a Venezia. Durante la presentazione Galimberti spiegò come per lui la crisi generalizzata del mondo giovanile dipenda dal nichilismo e dalla indeterminatezza del domani, dall'eccesso di stimoli che conduce ad anestetizzarsi per difesa e sia conseguenza del declino della società occidentale. Ma non voglio parlare di Galimberti e del suo libro, almeno per ora (forse lo farò dopo averlo letto). Ma di una cosa che mi colpì.


Nel discorso dell'autore mi colpì, accanto alle tinte fosche del quadro, la sfiducia del professore nei confronti della psicologìa. Devo dire che anch'io non ho mai visto particolarmente bene questa disciplina, che accanto a Antropologia e Sociologia forma la triade delle scienze sociali. Considerata un poco come la pecora nera nel pantheon dell'Umanistica, forse perchè tendente alla scienza medica (e dalla scienza medica sempre respinta e a pedate), non ha la compostezza aristrocratica della filosofia.


Se però guardo alla realtà della mia vita, vedo come non sia sempre conveniente ragionare per massimi sistemi. Voglio dire che, anche se è senza dubbio utile riconoscere come alcuni dei miei problemi possano essere conseguenza della società in cui vivo, come tutti devo alzarmi la mattina, e non è molto pratico farlo portando il peso del nichilismo del mondo giusto sull'osso di Atlante. Io devo vivere qui e adesso. E così può darsi che la psicologia possa servire a tirar giù la filosofia dal suo "empireo ciel" e aiutarci a vivere e magari a vivere bene. Che poi è la cosa più difficile.


Esta semana fue en Conselve por la presentaciòn de un libro: "L'ospite inquietante" de Umberto Galimberti, filosofo y sociologo italiano. El professor Galimberti explicò como para el la crisis generalizada de los jovenes sea una consecuencia del nihilismo, de la indeterminaciòn del maNana, del exceso de estimulos que lleva a anestesiarse, de la crisis de esta sociedad occidental que probablemente ha llegado a su ocaso. Pero no quiero hablar màs de este libro. Al menos hasta que no lo haya acabado.


Pero algo diferente golpeò mi attencion: una cierta desconfianza del professor respecto a la psicologìa. Yo tambièn no puedo decir de querer mucho esta disciplina, que con Antropologìa y Sociologìa cumple la trìada de las sciencias sociales. Considerada un poco como oveja negra del panteòn de la humanìstica, tendida hacìala sciencia medica (y por esta hechada a patadas), no le pertenece la compostura aristocràtica de la filosofìa.


Si pero miro a lo que es mi vida, veo como no sea aconsejable tomar todo en termino de "màximos sistemas". Quiero decir que si para mi es util reconocer que algunos de mis problemas puedan tener origen en los problemas de la sociedad en que vivo, no es muy pràctico levantarse por la manana con el peso del nihilismo del mundo sobre el hueso de Atlante. Yo tengo que vivir aquì y ahora. Y asì puede que la psicologìa sirva a bajar la filosofìa de su empireo ciel y ayudarnos a vivir y a vivir mejor, que desde siempre es la cosa màs dificil.

venerdì 16 novembre 2007

Il fucile e la pistola



- Al cuore, Ramon,
se vuoi uccidere un uomo devi colpirlo al cuore...

Ho appena visto un gran film: Per un pugno di dollari di Sergio Leone, il primo, vero western all'italiana. La storia parla di un pistolero senza nome che arriva in un villaggio di vedove dove signoreggiano due famiglie rivali, e mettendosi in mezzo riuscirà a distruggerle entrambe. L'insieme è un po' Goldoni, un po' Shakespeare e molto samurai, visto che per il soggetto e la regia Leone si ispirerà a un film di Akira Kurosawa: La sfida del samurai (Yojimbo).

I primi piani dove solo parla la musica di Ennio Morricone, l'incontro in contemporanea delle due madri con i rispettivi figli nell'episodio dello scambio dei prigionieri, la figura del vecchio becchino e soprattutto il duello finale fanno di questo un film che davvero val la pena vedere. Certo Leone farà cose migliori all'interno del genere (come quel capolavoro di "C'era una volta il West"), ma questo è il primo della serie e, come si dice, il primo amore non si scorda mai.


Acabo de ver una gran peli: Per un pugno di dollari de Sergio Leone, el primer, verdadero "western all'italiana" (y rodado en EspaNa ...). La historia es la de un pistolero desconocido que, llegado en un pueblo "de viudas" donde seNorean dos familias rivales, se pondrà en el medio y saldrà ganador. El conjunto es un poco Goldoni, un poco Shakespeare y sobre todo mucho samurai ya que toma inspiraciòn de una peli de Akira Kurosawa.

Los primer planos donde solo habla la musica de Morricone, el encuentro simultàneo de las dos madres con los dos hijos en el intercambio de los rehenes, el personaje del viejo enterrador y sobretodo el duelo final hacen de esta una peli que merece la pena ver. Leone harà cosas mejores desarrollando esto género (como C'era una volta il west), pero ya esta peli para mi representa una pequeNa obra de arte.


- Quando un uomo con la pistola
incontra un uomo col fucile
l'uomo con la pistola è un uomo morto.
Avevi detto così,
vediamo se è vero...

venerdì 9 novembre 2007

The last day of summer...



Era il 24 settembre, per me l'ultimo giorno d'estate, passato con Emiliano e Nausicaa al mare di Barricata e la Sacca degli Scardovari sul Delta del Po. Siamo stati bene, non c'era gente e per certi versi siamo andati un po' all'avventura.

Se siete curiosi di vedere le foto cliccate su questo link. Così mi inaugurate l'album web. Alè!




La foto es del 24 de septiembre, para mi el ùltimo dia de verano, pasado con dos amigos, Emiliano y Nausicaa. El ùltimo dìa de playa pasado a Barricata y de vuelta e ver en el Delta del Po la Sacca degli Scardovari, donde de un lado se cultivan mejillones y del otro arroz. Una pequeNa aventura...

Bien, si quereis ver algunas fotos podeis verla aquì, asì estreno el album web. Alè!


domenica 4 novembre 2007

Il Piave mormorava...



Oggi come sapete è la giornata delle Forze Armate. Ed è anche il giorno in cui nel nostro Paese si ricorda la fine della Prima Guerra Mondiale. E mi sembra giusto ricordarlo al di là della facile retorica di un conflitto in cui abbiamo vinto. Dobbiamo ricordare come in quella guerra venne sterminata una intera generazione e come ogni guerra fatta per ragioni più o meno nobili, siano il petrolio, la terra, la libertà, chieda comunque il suo tributo in sangue e vite umane.

Così che per comprendere meglio quello che è stato vi consiglio una visita a Lavarone, al Forte Belvedere trasformato in museo. E vi lascio una poesia di Ungaretti, che come nessuno seppe raccontare gli orrori di questa guerra.




Hoy en Italia es officialmente el dìa de las Fuerzas Armadas. Y tambièn es el dìa en que se recuerda el fin de la Primera Guerra Mundial, y me parece justo recordarlo fuera de la facil retorica de un conflicto ganado. Ya porquè puede hacernos recordar como en esta guerra muriò una generaciòn y como cada guerra, hecha para lo que sea, petroleo, tierra o libertad, vaya cobrando su precio en sangre y vidas.

Asì que a los que pueden aconsejo una visita al Forte Belvedere en Lavarone, conservado y transformado en museo , y a todos dejo una poesia de Giuseppe Ungaretti, poeta que como nadie supe cantar la miseria de esta guerra.





San Martino del Carso

Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro

Di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto

Ma nel cuore
nessuna croce manca

E' il mio cuore
il paese più straziato

Valloncello dell'Albero Isolato il 27 agosto 1916



Giuseppe Ungaretti - L'Allegria

lunedì 29 ottobre 2007

Vedo rosso


Che i politici italiani siano strani, si sà. Che preferiscano imbarcarsi in crociate assurde anzichè lavorare per il bene del paese, anche. Qualche voltà però mi vien da pensare che dovrebbero stare un po' più leggeri a cena, visto che certe cavatine uno le fa solo se se le sogna la notte. L'ultima è di Luca Volontè che si è impegnato a far riconoscere il reato di apologia del comunismo. E a riscrivere la Costituzione visto che lì, giustamente, si trova il reato di apologia del fascismo. "Staneremo uno per uno i fedeli amici di Lenin e dei suoi gulag" questa la dichiarazione di intenti. Quasi quasi mi mette paura...





Que los politicos italianos sean raritos es una cosa conocida, como prefieran perder su tiempo en actividades absurdas en lugar de trabajar por nosotros tambièn. Pero de vez en cuando pienso que tendrìan que estàr un poquito màs ligeritos a cena, ya que hay cosas que solo pueden surgir por pesadillas. La ùltima es de un tal Luca Volontè que ha hecho la propuesta de considerar el crimen de "apologìa del comunismo". In Italia es reconocido el crimen de apologìa del fascismo ( justamente), y asì se tendria que modificar la constituciòn (y declarar illegales dos partidos, un par de diarios, publicaciones y un monton de otras cosas).

Te toda manera su intenciòn es clara "desanidaremos un por uno los fieles amigos de Lenin y de sus gulag". Ya tengo miedito...


sabato 27 ottobre 2007

Myanmar

http://www.asianews.it/index.php?l=it&art=10652&size=A

E' un collegamento a una pagina web dove ci sono due foto che descrivono bene la situazione birmana. Sono foto molto crude, non dimentichiamo che non è un film. E' la peggiore realtà.

Es un link a una pagina web que tiene dos fotos de lo que ha pasado en Birmania. No es una peli, es la realidad de un mundo cruel y malo. No olvidamolos.

venerdì 26 ottobre 2007

S'i' fosse foco, ardere' il mondo

S'i' fosse foco, ardere' il mondo;
s'i' fosse vento, lo tempestarei;
s'i' fosse acqua, i' l'annegherei
;

Cecco Angiolieri - Rime


La California sta bruciando. Sembra quasi la trama di uno di quei film catastrofici in stile americano che troppe volte una cattiva programmazione fa entrare nelle nostre case. Stavolta però è tutto vero, ed è quasi ironico che nel 2007 e nella nazione più ricca e avanzata del mondo l'uomo si dimostri ancora una volta impotente di fronte alla forza della natura. Accade oggi ed è accaduto nel 2005 con l'uragano Katrina. E tutto questo a dimostrare come alla fin fine l'uomo non sia altro che un insetto sulla terra, con la stessa forza di una formica, di nessuna importanza di fronte alle Forze eterne e smisurate della Natura e del Tempo. Così che vi pongo la descrizione di un altro incendio accaduto molto tempo fa.

California està quemando. Parece casi la historia de una de aquellas peliculas catastroficas que se producen en EE.UU., esta vez pero es realidad. Y parece estraNo que ahora, en el aNo 2007, en el paìs màs rico y desarrollado el hombre pueda ser impotente delante de la fuerza de la naturaleza, asì como pasò en el 2005 con el Huracán Katrina. Y a demonstrar como al final el hombre no sea que un bichito sobre la tierra, del mismo valor que una hormiga y de la misma fuerza de un gusano frente a la naturaleza entera.

L'anno del verbo incarnato 1381
Come el fu uno grandissimo focho in Ferrara
De ditto anno addì 19 de Zugno la sera circha alle due hore de notte vegnando à di 20 ditto el se le imprese fuocho in una casa dal tuebo de San Chiomento in Ferrara: el qual fuocho andò brusando insuro alla via de San Paolo da ogni banda dala via dele volte fina apreso alle mure, e cusì andò brusando ogni cossa fina al canton de San Paolo delle ditte volte fina alla muraglia, dove chel brusò piu de 400 case, e fra le altre case el se bruso la gabella ca ghia pocho inanzi el Marchese Nicolo haueua fatto fare e se gie bruso tutte le mercanzie che se gie aritrono dentro chel no se pote cauare cossa alcuna e era tanto terribile questo focho chel pareva che niuno homo hauesse tanto ingegno che gie sapesseno prouuedere
pur quando fu la sera adì 20 ditto e chel fu brusata la suprascritta gabella alhora el fuocho cessò ouero chel se fusse chel se voltò el vento da Gherbino che primo era el vento da Grecho a Levante overo cha pure cossì fusse el volere de quello ca guberna el tutto, basta ch'el fuogo cessò.




Jacopo da Marano - cronaca di Ferrara - 1500 circa



giovedì 18 ottobre 2007

Tecnologia



Oggi faccio un po' di pubblicità al blog del mio amico Valerio. Un blog per esperti informatici ma non solo. Guardate il post sull'I-Phone, io non credo lo comprerò (anche perchè non me lo posso permettere), ma se trovo quel frullatore me l'accatto subito!


Hoy vos hablo del blog de mi amigo Valerio. Es todo in italiano y habla de informatica. Su ùltimo post es sobre el I-Phone... y su dificil relaciòn con una batidora.

mercoledì 17 ottobre 2007

Dammi una Vespa e ti porto in Americaaa...


Leggo in un articolo de "La Repubblica" che negli Stati Uniti di quella lontana America, una serie di "vespisti" hanno deciso pochi giorni fa di partecipare alla grande festa del Columbus Day. Ovviamente in sella alle loro vespe. Questo perchè la Vespa è un "simbolo del genio italiano", e non a torto visto che fu quella che anticipò (e di molto) l'invasione degli scooter a cui ebbi l'onore di assistere dal basso della mia adolescenza, nei mitici anni '90. Quanto poi siamo affezionati alla Vespa è inutile dirlo, a la Vespa quella vecchia (perchè la nuova è un'altra cosa, come il New Beetle che è un plasticone o la nuova Mini che è una fuoriserie e non una spartana macchina popolare) quella che si coccolava, che si truccava, che si riparava in casa (vabbeh, io c'avevo il Bravo marcio però ho imparato lo stesso a smontare la candela), che si nutriva amorevolmente mescolando benzina e olio (mi dicono miscela al 2% con la "rossa"). Abbiamo amato così tanto la Vespa da fare di "50 special" dei Lunapop (gruppo che per il resto merita una damnatio memoriae) la canzone dell'estate di qualche anno fa.


Mio padre non aveva la Vespa. Già perchè il mondo si divide in due su molte cose (Pc o Mac, Beatles o Rolling Stones, James Joice o Virginia Woolf, Coppi o Bartali, Maradona o Pelè... ), e così si divide in Vespa o Lambretta. Mio padre era per la Lambretta.


http://www.repubblica.it/2007/10/motori/motori-ottobre-2007/motori-piaggio-usa/motori-piaggio-usa.html



Leo en un articulo de "La Repubblica" que en los lejanos EE.UU. para festejar el Columbus Day, han decidido partecipar al desfile una serie de "vespisti", logicamente con su Vespa. Ya, porque la Vespa, que vino mucho antes del gran exito de los scooters de los anos '90, es màs de una moto, es un "simbol del genio italiano". Y es un simbol a que nosotros italianos tenemos mucho cariNo. Obviamente no me refiero a la Vespa de hoy (que es como el new beetle, o sea la new Mini, o sea la nuova Panda, todos chismes que traicionan el espiritu espartano-original-popular que hacìan de estos algo màs que simples medios de transporte), sino a la antigua (o vieja) Vespa, la que se arreglaba en casa, que se tuneaba, que se nutrìa con amor mezclando aceite y gasolina en la correcta proporciòn (2% y con plomo). Y tanto se ha querido la Vespa de hacer, hace algunos aNos, de una canciòn (un poco estupida) como "50 special" de un grupo como i "lunapop" (que merecen damnatio memoriae) un exito del verano.



Quanto a mi padre, no tenìa Vespa. Ya, porquè como el mundo se divide en dos para muchas cosas (Pc o Mac, Beatles o Rolling Stones, James Joice o Virginia Woolf, Coppi o Bartali, Maradona o Pelè... ) tambièn se se divide entre Vespa o Lambretta. Mi padre tenìa Lambretta.




martedì 16 ottobre 2007

Felicità...


Questa mattina. Dò un'occhiata alla sveglia. Sono le sei. E' arrivata l'ora di insonnia che di tanto in tanto mi perseguita. E mi arriva così, inspiegabilmente, alla memoria, il primo verso di una poesia di Montale:

Felicità raggiunta, si cammina...

E descrive quanto sia precaria, labile la felicità.

Eccola qui, tale e quale mi è arrivata.


Esta maNana, miro el reloj y son las 6. Como suele pasar llega mi ora de insomnio. Y llega asì, de repente, el primer verso de una poesìa de Eugenio Montale, uno de mis poetas preferidos:

Felicità raggiunta, si cammina...

Que describe toda la precariedad, la inestabilidad de la felicidad.

Asì que la pongo aquì, simplemente, como me ha llegado...



"Felicità raggiunta, si cammina
per te su fil di lama.
Agli occhi sei barlume che vacilla,
al piede, teso ghiaccio che s'incrina;
e dunque non ti tocchi chi più t'ama.

Se giungi sulle anime invase
di tristezza e le schiari, il tuo mattino
è dolce e turbatore come i nidi delle cimase.
Ma nulla paga il pianto del bambino
a cui fugge il pallone tra le case."


Eugenio Montale - Ossi di Seppia

domenica 14 ottobre 2007

Ultimo arrivato...




Questa piccola meraviglia è l'ultima arrivata in famiglia... Ancora non ha un nome (e si accettano suggerimenti), però già ha le idee chiare: è la tigre della casa, sa quello che vuole e sa come ottenerlo... a suon di proteste e miagolii!


Esta preciosidad es la ùltima aquisiciòn de mi familia... Todavìa no tiene nombre (y se aceptan sugerencias), pero lo que tiene bien clarito es su caracter de tigre de la casa, que sabe lo que quiere y protesta para obtenerlo. Maullando, obviamente!

venerdì 12 ottobre 2007

Gli anni delle idee




Ieri ho avuto l'occasione di ascoltare Carlo Lucarelli parlare del suo nuovo romanzo non ancora uscito. Titolo: l'ottava vibrazione. Ci spiegò come in lui nasca un romanzo, come in fondo non siano che una serie di suggestioni, di immagini che lo prendono per mano e lo costringono a scrivere, di coincidenze che lo mettono dentro la storia "giusta".

Però quello da cui ha origine tutto è la vita reale e la storia presente, è questo che fa risvegliare suggestioni e immagini. Lucarelli poi le trasporta sul filo del tempo all'epoca passata, come se per vedere con maggiore chiarezza la storia presente dovesse voltarsi e guardare con un binocolo il passato. Ed è così che questa epoca di guerre, questo rapporto conflittuale tra nord e sud del mondo, lo hanno spinto a scrivere un giallo ambientato nell'Eritrea coloniale.


Sempre ieri ho avuto la fortuna di conoscere un pittore naif. Egli mi confidò le ragioni della sua pittura. Mi disse che dipingere gli serviva per esorcizzare le sue paure, così come a un bimbo si raccontano favole per consolarlo della paura del buio. "Siamo in guerra", aggiunse, "e i nostri ragazzi stanno combattendo nel mondo..." Alla fine due ragioni di fare arte non così diverse, che hanno radice in questi anni, in questa Storia.


Una cosa che ogni tanto ritrovavo nei suoi quadri era un palloncino che saliva libero nel cielo, palloncino che portava appesa una busta. Non gli ho chiesto che conteneva quella busta...



Ayer tuve la ocasiòn de escuchar a Carlo Lucarelli, escritor italiano, hablar de la novela a que està ahora trabajando: l'ottava vibrazione. Y asì aprovechò para contarnos como para èl una novela nace da una serie de sugestiones, de imàgenes que lo cogen por mano y lo llevan a escribir, de casualidades que lo conducen dentro de la historia.

Pero lo de que nace la nececidad de escribir es la vida real, la historia presente que despierta estas imagenes y que Lucarelli translada a un tiempo pasado, como si para ver mejor el presente tuviese que mirar atràs con un catalejo. Y esto tiempo de guerras, con la problemàtica relaciòn entre nord y sur del mundo lo empujaron a escribir de Eritrea en la època colonial.


Siempre ayer tuve la suerte de conocer un pintor naif. El me revelò la razon porquè pintaba. Me dijo que era para consolar sus miedos, como un cuento que se cuenta a un crìo que tenga miedo a la noche. "Estamos en guerra" aNadiò "Y nuestros chicos estàn combatiendo en el mundo...". Al final dos razones no muy diferentes que tienen raices en estos aNos, en esta historia.


Una cosa que de vèz en cuando pintaba este senor era un globo que subìa libre en el cielo, llevando con sigo un sobre. No se le preguntè que habìa dentro...

venerdì 5 ottobre 2007

Quanto dura una vita?



Cosa rimane alla fine della vita? Anzi, alla fine di una vita, perché ogni vita tiene un suo senso, una sua motivazione, una sua ragione.

Di fronte alla fine della vita, cosa rimane fatto un bilancio? E che puó capitare quando il caso vuole che qualcuno o qualcosa irrompano?

Se avete voglia di mettervi davanti a domande insolubili di questo tipo vi consiglio questo film: La eternitá e un giorno di Theo Angelopulos. É un racconto di poesia e delicatezza. Forse puó far riflettere su come fondare la propria vita su un'unica cosa, l'amore, il lavoro, la poesia, possa in fondo essere rischioso.
Ma come le storie che piacciono a me alla fine c'è sempre una speranza...

Que queda al final de la vida? O mejor, de una vida? Ya que cada vida tiene su sentido, sus motivaciones, sus razones.
Cual es al final el balance? Y que pasa si algo o alguien llegan a poner patasarribas nuestros planes?
Si teneis gana de calentaros la cabeza con preguntas como estas, os aconsejo esta peli: La eternidad y un día de Theo Angelopoulos. Una historia hecha con suavidad y poesía. A mi me ha hecho reflexionar su como centrar la propria vida en una sola cosa, sea esta el trabajo, la poesía o el amor, pueda ser un riesgo...
Pero siempre hay esperanza...

Memento

Oggi é il complenno di Marco. Almeno lo sarebbe stato.
Cosí non ti dimentico amico mio. E non dimentico la illusione, la speranza, la confusione che riempivano i tuoi 22 anni.

Hoy es el cumpleaño de mi amigo Marco, o hubiera sido si estuviera todavía en este loco mundo.
Tenía 22 años llenos de ilusión, confusión y esperanza. Yo lo conocí.
Y no quiero olvidarlo.

martedì 2 ottobre 2007

Un mondo cieco

"Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele
nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi
alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli..."

Primo Levi - Se questo è un uomo


Ci sono immagini che un giorno entrano nelle nostre case. Immagini che non lasciano indifferenti. Immagini che vengono da luoghi che ci sembrano lontani e che ció nonostante arrivano a toccare la nostra quotidianitá.
Una di queste è stata l'immagine dei monaci birmani, scesi per le strade a chiedere un futuro per il popolo e per il paese a cui appartengono. Uomini pacifici, che sempre hanno coltivato la compassione e il rispetto verso qualsiasi forma di vita e che ora sono perseguitati, imprigionati, uccisi.
La storia la conosciamo, è entrata nelle nostre case. C'è tuttavia qualcosa che riesce ad indignarmi piú d'ogni altra, ed é che mentre ovunque nel mondo le persone comuni si muovono e commuovono di fronte all'atrocitá di un tale dramma, la comunitá internazionale sia cosí lenta nel dare una risposta.

138 anni fa nacque Gandhi, il Mahatma che fu simbolo e padre della lotta non violenta. Sicuramente tutti ci ricordiamo delle sue parole: "Occhio per occhio e il mondo diventa cieco".
Accade questo: non vi é dramma che possa smuovere le nazioni e farle guardare al di lá del proprio miope interesse.
Facciamo qualcosa, tutti noi parliamone, chi ha fede preghi, soprattutto non perdiamo l'indignazione, non lasciamo che in pochi giorni questo venga dimenticato.

Hay imágenes que un día entran en nuestras casas. Imágenes que no nos dejan indiferentes. Imágenes que nos hablan de mundos lejanos y que, sin embargo, nos tocan dentro.
Una de estas, ha sido la imagen de los monjes de Birmania que salieron a la calle a pedir un futuro para su país, para su pueblo. Hombres de Paz, que desde siempre han cultivado la compasión y el respeto para todas las formas de vida, y que ahora son perseguidos, encarcelados, matados.
La historia la conocemos, ya que ha entrado en nuestras casas. Pero lo que me indigna más es que mientras en todo el mundo la gente común se mueve y se conmueve delante de esta tragedia, la comunidad internacional reacciona con tal lentitud y no es capaz de dar una respuesta clara.

Hace 138 años que nació Gandhi, el Mahatma que fue simbolo y padre de la lucha no violenta. Todos recordamos sus palabras: "Ojo por ojo y el mundo se quedará ciego". Esto es lo que pasa, no hay tragedia que pueda mover las naciones y hacerlas mirar más allá de sus miopes intereses. Hacemos algo, hablamos de esto sin cansarnos y quien tenga fé que reze. No perdamos la indignación, no dejemos que en pocos días todo esto se cubra de olvido...

venerdì 28 settembre 2007

Particolare non trascurabile...

Francesco del Cossa - Ritratto d'uomo


Impressionante.

Questa parola mi girava per la testa ieri, quando ho deciso di viziarmi concedendomi io sola un pomeriggio culturale. Sì perchè la nuova esposizione organizzata da Ferrara Arte: Cosmè Tura e Francesco de Cossa - l'arte a Ferrara nell'età di Borso d'Este ha meritato la visita. Si tratta di una serie di opere che testimoniano la vitalità artistica e la magnificenza della corte estense a metà del '400, con uno stile che complessivamente si trova a metà tra il gotico, il rinascimento del centro Italia e l'influenza fiamminga. Vi risparmio ogni altra spiegazione tecnica, visto che si tratta di informazioni facilmente reperibili, e passo a una considerazione personale.


Ciò che veramente mi ha colpito delle opere esposte, iniziando proprio dalla Sepoltura di Cristo di Rogier van der Weyden è l'attenzione maniacale per il dettaglio. Il particolare di un ranuncolo, la leggerezza del soffione, lo scorrere delle lacrime sui volti composti. L'estrema perfezione che obbliga ad esaminare questa pittura centimetro per centimetro incontrando in ogniuno piacevoli sorprese. Il continuo, ossessivo inseguimento dell'esattezza che ritroviamo nelle miniature, nelle medaglie e nei capolavori d'oreficeria, la ricerca del particolare nelle madonne del Tura e nell'opera più aperta e franca de del Cossa. Il realistico colpo di genio di una mosca su un pezzo di carta o un surreale paesaggio sullo sfondo dove possono trovare posto un pescatore, un cavaliere, un cane...


E così, riflettendo sull'importanza del dettaglio finisco per ritrovarmi fra le mani le lezioni americane di Italo Calvino, che considera proprio l'esattezza un valore necessario per difenderci dal disordine, dalla confusione, dai deliri approssimativi del mondo contemporaneo. E assegna all'arte, e in particolare alla letteratura (visto che è il suo mestiere), la responsabilità di creare oasi di ordine nel circostante, casuale regno del caos:


"
Ma forse l'inconsistenza non è nelle immagini o nel linguaggio soltanto: è nel mondo. La peste colpisce anche la vita delle persone e la storia delle nazioni, rende tutte le storie informi, casuali, confuse, senza principio né fine. Il mio disagio è per la perdita di forma che constato nella vita, e a cui cerco d'opporre l'unica difesa che riesco a concepire: un'idea della letteratura."


Italo Calvino - Lezioni Americane, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1993

Per informazioni sulla mostra: http://www.palazzodiamanti.it/index.phtml



Impresionante.


No se decir cuantas veces esta palabra me diò vuelta en la cabeza en la tarde de ayer, cuando decidì mimar un poco mi sensibilidad dedicando algunas horas a ver cosas bellas. Ya porquè la exposiciòn organizada por Ferrara Arte con el titulo Cosmè Tura e Francesco de Cossa - l'arte a Ferrara nell'età di Borso d'Este merecìa la visita. Es una colleciòn de obras de arte que testimonian los avances artìsticos y la magnificencia del pequeNo estado de Ferrara en la mitad del 1400, con un estilo entre el gotico y el renacimental con largas influencias flamencas.



Pero lo que para mi hace esta exposiciòn impactante ha sido la atenciòn maniacal por el detalle que habìa en aquellas pinturas, empezando por la Sepultura di Cristo de Rogier van der Weyden, merecìa la pena entrar en el cuadro asì, examinarlo centìmetro a centìmetro, para encontrar infinitas sorpresas. La precisiòn de una flor, de las hierbas pintada una por una, de los bordados de las capas, de las lagrimas en las caras. la obseciòn por la exactitud que continùa en las medallas, en las miniaturas, el la rica orfebrerìa. Y logicamente en las obras metàlica de Cosmè Tura y en las màs dulces de Francesco del Cossa. PequeNas genialidades como una mosca encima a un trozo de papel o sugestiones de paisajes de ficciòn donde nos sorprende ver un caballero, un pescador, un perro.


Y reflexionando sobre la exactitud recordè que Italo Calvino la habìa puesta en su libro "lezioni americane" como un valor literario para defendernos del caos ruidoso, vacìo, aproximatìvo del mundo de hoy. La exactitud del arte frente a este mundo desenfocado.

sabato 22 settembre 2007

Machismo made in Jap



Immaginatevi una serie di omoni corpulenti. E immaginatevi che sia sufficiente una donna per metterli in crisi. Questo in breve quello che è capitato in Giappone, dove una donna (probabilmente una squilibrata, ma il dettaglio non è importante) ha osato salire sul "dohyo", il ring dei lottatori di sumo.

"State calmi, non è successo niente!", questa la prima reazione. Infatti quello che doveva succedere era una contaminazione del campo a causa della naturale impurità delle donne. Mica cosa da niente. Si doveva rifare il campo, cambiare la sabbia ecc. ecc. Magari darci anche un po' di acqua santa alla maniera del vecchio Trap. Insomma un lavorone.

A parte gli scherzi si sa che il machismo non è solo una prerogativa dei popoli mediterranei e latini ma che è una costante un po' ovunque nel mondo. La cosa strana è che anche le donne praticano il sumo, una disciplina chiamata "shinsumo" che, anche se ancora in giappone non è riconosciuto come sport professionistico, è in continua espansione. Tanto rumore per nulla? Mah, le tradizioni son sempre tradizioni. Machiste.



Imaginaos un grupo de hombres tamaNo armario. E imaginaos que sea suficiente una sola mujer para ponerlos a todos en crisis. Esto es màs o menos lo que ha pasado en Japòn, donde una mujer (probablemente desequilibrada, pero esto es un dettalle nada importante) ha tenido la osadìa de subir en el "dohyo", el campo de los luchadores de sumo.

"Tranquilos, no ha pasado nada!" esta la primera reacciòn. Ja porquè lo que habìa podido pasar era de no poder utilizar el dohyo por ser contaminado por la presencia impura de una mujer. Y asì reacer el ring, cambiar la arena, o quizà hacer como Trapattoni en el mundial de Corea-Japon: regar el campo con un poco de agua bendita... De todo modo un gran trabajo.

Dejando de bromas, ya sabemos que el machismo no es una prerrogativa de los pueblos mediterraneos o latinos. Lo que es raro es que las mujeres ya practican el sumo, precisamente una disciplina llamada"shinsumo" que si no es reconocida como deporte, de todo modo es in continua expansiòn.

Que màs decir? Las tradiciones son tradiciones. Machistas.

venerdì 21 settembre 2007

Paure...

Amazzone ferita - Musei Capitolini

Oggi parlo della storia di una ragazza: Deborah Lindner.

Deborah è un po' più vecchia di me, ha 33 anni. E ha una madre che è sopravvissuta al cancro al seno.
Deborah ha scoperto con una indagine genetica che ha il 50% di probabilità di contrarre il cancro al seno. Questo da molti potrebbe essere considerato una fortuna: lei lo sa, si può preparare, può stare in guardia.
Però per Deborah inizia la paura. Inizia a fare dei controlli però quando li fa è terrorizzata dall'idea che "questa volta" ci sia qualcosa.
A 33 anni decide di togliersi il seno e ricostruirlo chirurgicamente. Decide di rinunciare a una parte di se, al momento perfettamente sana, di sostituirla con qualcosa non suo per non giocarsi la malattia a testa-o-croce.

Appena ho conosciuto la storia di Deborah ho pensato che fosse una pazzia da americani. Ho pensato che se prevenire ha un senso, curarsi anticipatamente, prima di essere malati è un controsenso. In fondo non è detto che si ammali, e se dovesse contrarre il cancro non è detto che non possa affrontare la cura con successo.

Ciò per cui cerca la cura Deborah è la sua paura. E allora mi sono chiesta: davvero io potrei vivere serena accettando il mio destino, qualunque sia? Davvero non cercherei di evitare la paura?

Davvero non ci capita mai di rinunciare a qualcosa per paura?

Qui mi fermo. Se qualcuno vuole conoscere meglio la storia di Deborah può leggerla sul New York Times:
http://www.nytimes.com/2007/09/16/health/16gene.html?pagewanted=3&ref=health



Hoy hablo de la historia de una chica, Deborah Lindner. Una chica poco mayor que yo, que ha visto su madre sobrevivir al cancer.
Investigando sus genes Deborah ha descubierto que tiene el 50% de probabilidad de contraer el cancer de mama. Podemos decir que esto, para ella, es un golpe de suerte. Ahora lo sabe, puede prepararse, puede controlarse.
Pero esto a Deborah non le quita el miedo, al contrario. Cada vez que acude a un control tiene màs miedo, tiene el miedo que "esta vez" haya algo...
Asì que a los 33 decide de pasar por el quirofano, sacarse el pecho y reemplazarlo por uno artificial. Decide renunciar a una parte de sì perfectamente sana hasta este momento, para no jugar a cara o cruz con la enfermedad.

Cuando he conocido la historia de Deborah he pensado que se tratara de una locura de americanos. Claro que la prevenciòn tiene sentido pero curarse ante de enfermar no ne tiene ninguno. Al final podrìa no tener cancer en toda su vida o podrìa curarse sin problema y tener una vida casi normal.

Creo que la verdadera enfermedad contra que lucha Deborah es su miedo. Y asì me he preguntado: de verdad yo en su lugar podrìa vivir con tranquilidad dìa a dìa, aceptando mi destino? De verdad no buscarìa huir del miedo?

De verdad no nos pasa de renunziar a algo por culpa del miedo?

Aquì paro. Para quien quiera la historia de Deborah està en el New York Times: http://www.nytimes.com/2007/09/16/health/16gene.html?pagewanted=3&ref=health

giovedì 20 settembre 2007

Pavarotti era un cantante...

Qui viene ricordato da uno che gli è passato abbastanza vicino:


I monitor da cui esce la sua voce sembrano scoppiare e io, cantando sotto, mi
sento minuscolo, anzi, non mi sento affatto.
Le parole del ritornello,
attraverso lui, sembrano passare dal corsivo al grassetto sottolineato.
Anche orchestra e gruppo sembrano in difficoltà di volume rispetto a lui.
Come in una famosa gag di Jerry Lewis, ecco, capisco che se mi avvicino un altro po’,
Pavarotti mi spettina.
Ma non basta.
Ultimo refrain.
…ci vediamo da
Mario prima o pOOOOOOOOOOOOOOOOIIIIIIIII!
Quel POOOOOOIIII è un la in cui Pava, a suo agio, si può esprimere come vuole.
E allora va…
[…]
Quindi lui, l’orchestra e noi finiamo di colpo.
C’è l’attimo in cui il mondo si risistema.
E poi la gente che dimostra di avere molto apprezzato.
E io che ci metto qualche anno a smaltire la pelle d’oca.

Luciano Ligabue - Fuori e dentro il borgo, Baldini&Castoldi, Milano, 1997


Così Ligabue ricorda Pavarotti, e così mi piacerebbe fosse ricordato.

A me personalmente Pavarotti non è che fosse particolarmente simpatico, ma questo non era importante.

L'importante è che era una gran voce, di quelle che riconosci subito, di quelle che dici "è lui, è il migliore" e non devi convincere nessuno perchè tutti sanno che è così e basta.

Però adesso, dopo la sua morte, ci sono un po' di cose che mi danno un po' fastidio.

Perchè si parla, e troppo.

Quelli che sono stati al funerale.
Gli amici che lo ricordano e quelli che sono stati più amici degli altri.
Le ultime volontà cioè il testamento cioè a chi è che va la grana...


Intanto giornali, case discografiche e negozi di dischi si fregano le mani per far fuori qualche avanzo di magazzino.


Uno come Big Luciano merita un monumento. E invece è un grosso pezzo di pane su cui si affannano milioni di formiche...




Las palabras de antes son de Luciano Ligabue, un cantante muy popular en Italia, o sea, uno que no tiene problemas a llenar los estadios. El tuvo ocasiòn de cantar con el "Big Luciano" y es asì que lo recuerda.

Y es asì que yo, y creo todos los a quien de verdad le gusta la musica, queremos que sea recordado.

Porquè aquì està pasando algo.

Hay mucha gente que habla, y habla demasiado.

Se mira quien ha ido al funeral, hablan los amigo y los que son aùn màs amigos. Se habla del testamento, de quièn, al final se quedarà con el dinero, con la pasta. Y seguro que en algunas tiendas ya estàn pensando a quanto mejor se venderà la lirica en el proximo mes. Y todo esto me parece extremadamente triste.

Big Luciano se merecìa una estatua, un monumento.

En cambio lo han hecho un trozo de pan con encima un milliòn de hormiguitas.

Addii - Despedidas

Umberto Boccioni - Gli Addii

E' un inizio un poco strano, lo ammetto, ma il mio blog inizia proprio con una serie di addii. Un addio ad un anno di Erasmus, che mi ha portato un po' di esami fatti e un po' di amicizie nuove (e vediamo quante di queste dureranno) . Un addio ad un Paese, la Spagna che mi ha offerto molto e dove spero di tornare al più presto. Un addio ad un periodo in cui mi sono messa alla prova e in cui ho vinto un equilibrio nuovo e la consapevolezza di poter sopravvivere a questa cosa complicata che è la vita. E infine un addio ad un uomo che mi ha lasciato oltre al cuore ferito di fresco, qualche libro e qualche canzone, una buona matassa di ricordi e la ispirazione a mettere su un blog.


E questo in breve, e così mi ritrovo a tornare a casa e a dover ricominciare di nuovo da zero, con accanto gli amici di sempre, la famiglia di sempre (ovviamente), e con la paura di tornare a quelle vecchie logiche che volevo superare.


Però è così, ci si alza, si sale su un treno nuovo, si riparte. E davanti al finestrino arrivano i ricordi, belli e dolorosi, e insieme arrivano nuove strade, nuovi paesaggi, nuove cose, nuove persone che incrociano la nostra strada. Un nuovo giorno che ancora non sappiamo cosa porterà. Ma è la vita, e chiama, di nuovo.




Puede parecer un poco estraNo, pero mi blog empieza con una serie de despedidas. Me despido de un aNo de Erasmus, que me ha puesto en el bolsillo algunos examenes aprobados y en el corazon algunas amistades màs (y a ver cuanto van a durar). Me despido de un Paìs, EspaNa, que me ha ofrecido muchisimo. Me despido de un periodo en que he desafiado a mi misma y en que he vencido un equilibrio nuevo y las pruebas de que puedo sobrevivir a aquella cosa complicada que es la vida. Y me despido de un hombre, que ademàs de algunas heridas nuevas que hacen doler el corazon, me deja un par de libros y canciones, un bulto de recuerdos y la inspiraciòn a crear este blog.


Asì es, y pasa que tengo que volver a casa a empezar de nuevo desde cero, con los amigos de toda la vida, la familia de toda la vida (obviamente), y el miedo a volver a algunos viejos mecanismos que querìa tener por superados.


Pero las cosas estan asì: se se levanta, se coge otro tren y se parte de nuevo. Y delante de la ventanilla pasan los recuerdos, bonitos y dolorosos y juntos llegan nuevos paisajes, nuevas cosas y personas nuevas a cruzar nuestro camino. Es un nuevo dìa que todavìa no sabemos que nos va a traer.

Es la vida, y llama, de nuevo.