giovedì 27 agosto 2009

Buone raccomandazioni


Ovvero esercizio di esegesi su un articolo di Bruno Vespa.

Si tratta di un articolo apparso il 25/8 sul Gazzettino nazionale. Un fondo firmato Bruno Vespa sotto forma di lettera aperta rivolta nientepopòdimeno che a Renzo Bossi, figlio del più noto Umberto nazionale, pardon, padano.

Detta lettera aperta, che potete trovare nell'archivio on line del quotidiano, inizia come da programma con una captatio benevolentiae, che potremmo rinominare le ricordanze e in cui il giornalista si presenta quasi come il padrino di battesimo del rampollo leghista.

Segue il primo, apparente, argomento fondamentale: il giochino chiamato "rimbalza il clandestino", che Vespa boccia con chiari intenti pedagogici: "Se è così, caro Renzo, per favore cambia gioco. Anzi fatti promotore perché nessuno dei tuoi amici passi il tempo in questo modo". Poi però il nostro Vespa si trova in chiara posizione di impasse. Da una parte il governo, con i respingimenti e i morti in mare ecc. ecc., dall'altra la chiesa. Cosa sceglierà il nostro basabanchi? Ecco il capolavoro.

Innanzi tutto i colpevoli. "So bene che l'incredibile indifferenza europea e un malinteso senso umanitario con le bende sugli occhi ha fatto per troppo tempo dell'Italia il porto franco dei disperati (e dei delinquenti) di mezzo mondo." E segue elencando i provvedimenti presi dal governo che, ci mancherebbe altro, sono giustissimi. Poi però subentra la pietà cristiana per quelli che "sono uomini come te e come me", gente che "merita rispetto", almeno finché se ne sta oltre confine. Concetto rimarcato dalla triste storia del ragazzo che ha dovuto abbandonare la mamma. E la mamma, come sappiamo, è sempre funzionale a certa retorica.

Quindi il suggerimento al virgulto di sangue padano, che per la futura attività politica ha già alle spalle una buona scuola (e speriamo che non parli del liceo, che sarà anche buono ma che ha bocciato tre volte il ragazzo alla maturità). Il suggerimento è: "in politica, come in ogni mestiere, bisogna cominciare dal basso, bisogna sporcarsi le mani". Far volantinaggio? preparare le sale della sezione? non se ne parla!

"Quando Roberto Maroni va in Libia o in Tunisia o in Marocco, fatti inserire in qualche modo nella delegazione" e di seguito "Infine accompagna qualche parlamentare della lega a Bruxelles".
A parte che non ce lo vedo uno che parte dal basso ad assistere alle contrattazioni delle delegazioni, ma questo è un chiaro incitamento a farsi raccomandare. O così a me sembra.

Ma è alla fine che emerge la fedeltà assoluta del Vespa al governo: "cerca di capire perché l'europa tarda a varare l'unica soluzione possibile: un gigantesco finanziamento nei luoghi di maggiore povertà - il nuovo piano Marshall, diceva Berlusconi - per evitare che milioni di disperati premano a frontiere che prima o poi, purtroppo, cederanno di schianto".

Ed ecco, la atavica paura dei barbari alle porte dell'impero. Vespa non dice però che il gigantesco finanziamento qualcuno lo deve pur pagare e che la Comunità è presa da ben altre beghe. Senza contare che con la crisi in atto i finanziamenti forse è meglio darli agli stati membri, specie se in difficoltà. Vespa non spiega che il piano di aiuti alla Libia in realtà è un regalo a talune imprese italiane e vincolato a all'attività delle stesse. Vespa infine non spiega come l'Italia sia spaventosamente in ritardo con gli impegni di aiuto assunti nei confronti dei paesi africani. Vespa si limita a un buffetto sulla guancia al giovincello, che tanto giovincello non è, e che già ha iniziato a far danni. E che speriamo vivamente decida di lasciar perdere la carriera politica. Nonostante i suggerimenti dello "zio" Bruno Vespa.

domenica 9 agosto 2009

Lotta Continua

Ci sono parole che in questo mondo della finanza e della new-economy sembrano essere passate di moda. Parole spazzate via dal vento dell'ottimismo di facciata, da una pretesa modernità che ha voluto oscurare le ideologie, stendendogli sopra una bel drappo scuro. E così sia. Parole come lotta sindacale, operaio, lavoro, fabbrica, padrone. Parole concrete, spesse, effettive, che però sembrano un po' vecchie. Parole in bianco e nero, che si portano dietro una certa, impalpabile nostalgia...

Eppure, oggi come ogni giorno da circa un anno a questa parte, una cinquantina di operai intraprende una lotta per impedire la chiusura di una storica fabbrica, la Innse, perfettamente funzionante. Fabbrica che deve essere smantellata per produrre soldi facili sacrificando il lavoro.

Per quel che può servire gli operai dell'Innse hanno tutta la mia solidarietà. Non solo perché impegnati nella causa giusta di difendere il loro posto di lavoro. Ma perché, oggi come oggi, sono un simbolo che parla di impegno, di responsabilità sociale, di principi. E ai principi io ci sono parecchio affezionata...

Qui sotto un video spiega un po' di cose...

venerdì 7 agosto 2009

Spagna


Eccovi le foto della mia lunghissima vacanza un po' qua un po' là per la Spagna. Scampoli vari di 14 intensissimi giorni.



Spagna 2009