mercoledì 23 settembre 2009

Utilizzatori finali di Stato



Una vera chicca apparsa sul Corriere di oggi: l'intervista a Gianni De Michelis, socialista in piena epoca Mani Pulite, già maestro dell'attuale ministro Brunetta. E proprio grazie a Brunetta tornato alla ribalta: il fedele discepolo lo ha insignito dell'incarico di consulente, pur con limitato emolumento.

Dalla prima repubblica i tempi però sono cambiati. E di questo sembra essersene ben reso conto De Michelis, viste le chicche che regala alla stampa, tra le quali quella che più mi ha infastidito è questa:

Eppure Mani Pulite si poteva chiude­re in due mesi: noi socialisti avevamo Palazzo Chigi, la Giustizia, la Difesa, vale a dire i servizi e i carabinieri. Do­vevamo fare subito il decreto per de­penalizzare il finanziamento illecito. Invece ci dividemmo: Martelli tentò di fregare me e Bettino, Amato badò a salvare la ghirba. Con un cane da guardia come Brunetta, Berlusconi non finirà così.

Insomma Mani Pulite si poteva e si doveva chiudere. Con l'utilizzo delle forze dell'ordine e dei servizi segreti. Un golpe bianco, altro che stato democratico. Quindi con un decreto per depenalizzare il finanziamento illecito. Che vuol dire eliminare il reato cambiando la legge per favorire la propria parte politica. Lezione come sappiamo ben appresa da Berlusconi (che non ha mai negatole sue simpatie per il vecchio PSI e che da quel partito è sempre stato favorito).

Ormai non vi è più nessun pudore. Di fronte ad un Capo del Governo che ha cambiato le leggi come più gli ha fatto comodo e che ha ammesso di fare allegre festicciole con puttane incluse perché "gli piacciono le donne", affermazioni di una tale gravità da parte di un vecchio politicante passeranno sicuramente inosservate.

Tristezze



Ieri un blog del Corriere ha riportato questa notizia: secondo uno studio americano le donne (almeno le americane) sono infelici. Sono più infelici degli uomini (mentre quest'ultimi sono sempre più felici), sono più infelici mano a mano che invecchiano, sono più infelici mano a mano che passano gli anni. Una considerazione proposta dai due studiosi che hanno guidato il progetto è che “L’emancipazione socioeconomica delle donne nelle società industrializzate ha portato ad un declino del loro benessere psicologico”.

I commenti si sprecano. Siamo infelici perché vogliamo fare troppo, siamo infelici perché vogliamo troppe cose, siamo infelici per colpa del femminismo, siamo infelici perché abbiamo voluto troppo e adesso non siamo più in grado di gestire tutto quello che ci è stato dato. Siamo infelici perché abbiamo voluto alzare troppo l'asticella delle nostre pretese e dei nostri desideri.

Per un po' devo dire che anch'io mi sono aggiunta alla schiera delle infelici. Poi ho pensato: ma da quand'è che ci si preoccupa del problema delle felicità delle donne?

Mia madre ha 51 anni e sette tra fratelli e sorelle. Ha solo la licenza media anche se le sarebbe piaciuto studiare, perché allora in famiglia il privilegio di studiare era riservato ai maschi e le femmine dovevano andare a lavorare il prima possibile per contribuire col loro stipendio alla famiglia.
Si è sposata a vent'anni con mio padre che forse non conosceva abbastanza bene, visto che non si aspettava che "fosse così", e poi allora ci si sposava senza aspettare troppo, anche per uscire dalla famiglia. Dopo 12 anni è riuscita a lasciare mio padre, con pochi appoggi e molte critiche, anche dalla sua famiglia.
Quando si è sposata non aveva l'abito bianco. Era incinta e l'abito bianco era riservato alle vergini, vere o presunte tali.

Penso che a volte quando si parla dei danni del femminismo si tenda a dimenticare qual'era la realtà femminile. E la condizione di mia madre era la normalità.
Cos'hanno chiesto le donne di così pesante. Il diritto di votare? Il diritto di studiare? Il diritto di avere un lavoro dignitoso, soddisfacente o persino prestigioso?
O ancora il diritto di poter lasciare un uomo? Il diritto di avere o no un figlio? O forse il fatto di rendere lo stupro un delitto contro la nostra persona o il fatto di privare l'uomo del diritto di ucciderci per un tradimento? Cosa abbiamo ottenuto di così scandaloso?

E invece quante cose ci vengono chieste? Di esser brave, più brave. Di essere disponibili, ma non troppo. Di fare dei figli e occuparci degli anziani. Di curare la casa. Soprattutto di essere belle belle belle secondo canoni che noi non abbiamo scelto. Di essere sorridenti. Di non rompere.
Adesso anche di dover essere felici per quello che finora abbiamo avuto.

Non so voi ma io intendo difendere il mio diritto ad essere incazzata. E a volere molto, ma molto di più.

lunedì 14 settembre 2009

Notizie della sera


E' di stasera la notizia che mamma Rai avrebbe deciso di spostare la prima puntata di "Ballarò" per non mettere in ombra il "Porta a porta" del figlio prediletto Bruno Vespa. Puntata in cui il nostro si occuperà dello smantellamento ufficiale delle tende dei terremotati in Abruzzo, prevedibilmente sperticandosi in lodi e controlodi al governo.

Il commento di Vespa è stato che lo spazio esclusivo lui se l'è meritato. Come riconoscimento per aver raccolto "ben quattro milioni di euro per alcune opere da realizzare nell'area del terremoto". Per una raccolta di fondi ben riuscita.

Insomma ormai per fare di tutto. A parte informazione, si intende.

mercoledì 9 settembre 2009

Videocracy

Dei vizi e dei tiranni fustigatore

E così alla fine ho visto Videocracy, film, proposto fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia e distribuito in 40 copie, di cui molto si è discusso (con conseguente ritorno pubblicitario). Un documentario, dai toni parecchio pacati, che in fondo fa due più due sul rapporto tra potere mediatico e potere politico. Riferito ovviamente a Silvio Berlusconi.
Sostanzialmente nessun riferimento a scandali di carattere sessuale. Si accenna, questo si, al protagonismo che ha in questo mondo di lustrini il corpo femminile. Soprattutto pone l'accento su personaggi come Lele Mora (con simpatie per neri tempi andati... chi ci sta a denunciarlo per apologia del fascismo?) o Fabrizio Corona, visti come i "pupari", inventori di personaggi.

Tristissimo per chi, come me, ha tutt'altre ambizioni. E mi sento un po' un pària a non riconoscermi come abitante di un paese dei balocchi dove tutto va bene e tutto è più bello e colorato. Ma magari oggi sono solo un po' più depressa e sfiduciata del solito...

Comunque un pensiero guardando la foto del Savonarola. Se il Girolamo avesse visto questi tempi mi sa che si sarebbe dato fuoco da solo...

giovedì 27 agosto 2009

Buone raccomandazioni


Ovvero esercizio di esegesi su un articolo di Bruno Vespa.

Si tratta di un articolo apparso il 25/8 sul Gazzettino nazionale. Un fondo firmato Bruno Vespa sotto forma di lettera aperta rivolta nientepopòdimeno che a Renzo Bossi, figlio del più noto Umberto nazionale, pardon, padano.

Detta lettera aperta, che potete trovare nell'archivio on line del quotidiano, inizia come da programma con una captatio benevolentiae, che potremmo rinominare le ricordanze e in cui il giornalista si presenta quasi come il padrino di battesimo del rampollo leghista.

Segue il primo, apparente, argomento fondamentale: il giochino chiamato "rimbalza il clandestino", che Vespa boccia con chiari intenti pedagogici: "Se è così, caro Renzo, per favore cambia gioco. Anzi fatti promotore perché nessuno dei tuoi amici passi il tempo in questo modo". Poi però il nostro Vespa si trova in chiara posizione di impasse. Da una parte il governo, con i respingimenti e i morti in mare ecc. ecc., dall'altra la chiesa. Cosa sceglierà il nostro basabanchi? Ecco il capolavoro.

Innanzi tutto i colpevoli. "So bene che l'incredibile indifferenza europea e un malinteso senso umanitario con le bende sugli occhi ha fatto per troppo tempo dell'Italia il porto franco dei disperati (e dei delinquenti) di mezzo mondo." E segue elencando i provvedimenti presi dal governo che, ci mancherebbe altro, sono giustissimi. Poi però subentra la pietà cristiana per quelli che "sono uomini come te e come me", gente che "merita rispetto", almeno finché se ne sta oltre confine. Concetto rimarcato dalla triste storia del ragazzo che ha dovuto abbandonare la mamma. E la mamma, come sappiamo, è sempre funzionale a certa retorica.

Quindi il suggerimento al virgulto di sangue padano, che per la futura attività politica ha già alle spalle una buona scuola (e speriamo che non parli del liceo, che sarà anche buono ma che ha bocciato tre volte il ragazzo alla maturità). Il suggerimento è: "in politica, come in ogni mestiere, bisogna cominciare dal basso, bisogna sporcarsi le mani". Far volantinaggio? preparare le sale della sezione? non se ne parla!

"Quando Roberto Maroni va in Libia o in Tunisia o in Marocco, fatti inserire in qualche modo nella delegazione" e di seguito "Infine accompagna qualche parlamentare della lega a Bruxelles".
A parte che non ce lo vedo uno che parte dal basso ad assistere alle contrattazioni delle delegazioni, ma questo è un chiaro incitamento a farsi raccomandare. O così a me sembra.

Ma è alla fine che emerge la fedeltà assoluta del Vespa al governo: "cerca di capire perché l'europa tarda a varare l'unica soluzione possibile: un gigantesco finanziamento nei luoghi di maggiore povertà - il nuovo piano Marshall, diceva Berlusconi - per evitare che milioni di disperati premano a frontiere che prima o poi, purtroppo, cederanno di schianto".

Ed ecco, la atavica paura dei barbari alle porte dell'impero. Vespa non dice però che il gigantesco finanziamento qualcuno lo deve pur pagare e che la Comunità è presa da ben altre beghe. Senza contare che con la crisi in atto i finanziamenti forse è meglio darli agli stati membri, specie se in difficoltà. Vespa non spiega che il piano di aiuti alla Libia in realtà è un regalo a talune imprese italiane e vincolato a all'attività delle stesse. Vespa infine non spiega come l'Italia sia spaventosamente in ritardo con gli impegni di aiuto assunti nei confronti dei paesi africani. Vespa si limita a un buffetto sulla guancia al giovincello, che tanto giovincello non è, e che già ha iniziato a far danni. E che speriamo vivamente decida di lasciar perdere la carriera politica. Nonostante i suggerimenti dello "zio" Bruno Vespa.

domenica 9 agosto 2009

Lotta Continua

Ci sono parole che in questo mondo della finanza e della new-economy sembrano essere passate di moda. Parole spazzate via dal vento dell'ottimismo di facciata, da una pretesa modernità che ha voluto oscurare le ideologie, stendendogli sopra una bel drappo scuro. E così sia. Parole come lotta sindacale, operaio, lavoro, fabbrica, padrone. Parole concrete, spesse, effettive, che però sembrano un po' vecchie. Parole in bianco e nero, che si portano dietro una certa, impalpabile nostalgia...

Eppure, oggi come ogni giorno da circa un anno a questa parte, una cinquantina di operai intraprende una lotta per impedire la chiusura di una storica fabbrica, la Innse, perfettamente funzionante. Fabbrica che deve essere smantellata per produrre soldi facili sacrificando il lavoro.

Per quel che può servire gli operai dell'Innse hanno tutta la mia solidarietà. Non solo perché impegnati nella causa giusta di difendere il loro posto di lavoro. Ma perché, oggi come oggi, sono un simbolo che parla di impegno, di responsabilità sociale, di principi. E ai principi io ci sono parecchio affezionata...

Qui sotto un video spiega un po' di cose...

venerdì 7 agosto 2009

Spagna


Eccovi le foto della mia lunghissima vacanza un po' qua un po' là per la Spagna. Scampoli vari di 14 intensissimi giorni.



Spagna 2009