giovedì 11 giugno 2009

Venduti alla Libia


E così Gheddafi è sbarcato in Italia. E l'ha fatto da padrone, rinfacciando il passato coloniale, portando al petto la foto dell'eroe anti-italiano Al Muktar, in aereo il figlio dello stesso e davanti al Capo dello Stato le parole "Ciò che l'Italia ha fatto sarebbe impagabile". Certo non male per iniziare un dialogo e più che sufficiente per uno scontro diplomatico. Eppure nessuno sembra aver fatto una piega, perché?

Gli incontri di questi giorni servono a suggellare il trattato di Bengasi dell'anno passato, in cui l'Italia per ottenere il "perdono" ha contrattato 5 milioni di dollari in 25 anni per la costruzione di una autostrada. Ma questa non è l'unica cifra in ballo: la Libia vanta infatti una partecipazione del 4,6% nel gruppo bancario Unicredit ed è presente nell'azionariato Juventus. Senza contare che la Libia fornisce all'Italia il 25% del petrolio e il 33% del gas naturale (fonte euronews), percentuali che potrebbero aumentare. Sul piatto pesano anche gli accordi su pesca, sfruttamento delle risorse, imposizione fiscale, possibili futuri investimenti libici in aziende strategiche come Eni, Enel, Telecom. E non ultimo lo sdoganamento della Libia sulla scena diplomatica internazionale e 4 motovedette.

Insomma sembra ci guadagnino un po' tutti. L'Italia porta a casa accordi commerciali sulle fonti energetiche, vantaggi per aziende che andranno a costruire le opere di "riparazione" come le ormai onnipresenti Impregilo (e poveri libici... ancora non sanno come gli uscirà l'autostrada...) e Finmeccanica, Berlusconi porta a casa un "successo" diplomatico e uno spot elettorale di tutto rispetto sui respingimenti agli immigrati. La Libia un po' di soldi di risarcimento, la possibilità di entrare in Italia con i propri capitali e un futuro potere di ricatto sul Belpaese (vedi Putin e il gas che passa dall'Ucraina). Gheddafi lo spot di non essersi piegato di fronte agli italiani colonialisti, la figura di dettare le regole del gioco e un nuovo pass d'accesso alla politica internazionale (e già sarà presente al prossimo G8 in quanto presidente all'assemblea generale Onu e presidente dell'Unione Stati Africani).

Chi ci rimette? Gli africani che tentano di arrivare in Italia, che sembra proprio non vengano trattati particolarmente bene in Libia (almeno secondo Amnesty International). Ma tanto di questi non è che gliene freghi molto a nessuno...

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