martedì 8 febbraio 2011

Tirare pietre



Subbuglio in Nord Africa. La Tunisia è riuscita a cacciare un dittatore. L'Egitto contro Mubarak continua a manifestare.
In Italia simpatizanti del Nuovo (Dis)Ordine Rivoluzionario Mondiale si entusiasmano con le rivoluzioni altrui come neanche a suo tempo con Cuba e le fantastiche avventure del Ché, auspicano sollevamenti di piazza che anche qua da noi portino all'esilio (e magari a piazzale Loreto) un terz'uomo dopo Benito e Bettino.

Situazione che, sinceramente, mi fa cadere le braccia. Non è sufficiente ricordare la totale insufficienza politica di questo governo? La politica estera ridicola, la politica economica del tutto assente (pare che sabato in nostro Sacconi si attaccherà alle gonne di Marchionne pregandolo di non andarsene, dopo aver considerato con sufficienza e godimento il ricatto FIAT alla classe operaia). Non basta ricordare la demolizione del potere giudiziario, i drammatici tagli a cultura, istruzione, ricerca che impediranno il progresso del Paese nell'immediato futuro? Davvero non basta tutto questo per persuadere gli italiani a mettere la croce al posto giusto?

Non è meglio parlare di alternativa nelle nostre piazze?


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Nel frattempo mi arriva la notizia che le donne si stanno mobilitando per tornare in piazza contro la considerazione che si ha del corpo delle donne. Intellettuali si interrogano, giornalisti scrivono, femministe della prima e dell'ultim'ora si accodano. E c'è anche chi auspica un ritorno al buontempo antico, quando chi faceva la "professione" aveva il buon gusto di farlo con discrezione e invoca per le ragazze coinvolte un poco di cara, vecchia moralità.

Mi dà fastidio che la questione venga sollevata solo a causa degli scandali sessuali del premier. Mi dà fastidio che si invochino pietre per lapidare queste ragazze (e mi darebbe fastidio si invocassero per lapidare pure Berlusconi).

Mi dà fastidio che la questione si ancora una volta femminile. Da parte dei molti che solo oggi dicono qualcosa in proposito, non si cerca il collegamento tra la rappresentazione mass mediatica della donna in Italia e la condizione femminile. Si tralascia il maschilismo diffuso, la percentuale di violenze domestiche, la difficoltà di accesso al lavoro. Nel frattempo si cerca di proporre una rappresentazione di una donna per bene, di plastica, rifiutando l'idea che la condizione femminile rappresenti una questione sociale e non problema esclusivo di un genere.
Ho riflettuto sul fatto che nell'arem berlusconiano fossero presenti ragazze che vedevano nel vendersi l'unica forma per fare carriera nella vita. Mi ha dolorosamente stupito la mancanza di ambizione e di aspirazioni che ciò presuppone.


In ogni caso la soluzione non è tirare pietre.

2 commenti:

giano ha detto...

Ciao Eva, complimenti.
Ti ho aggiunto all'elenco dei blog che seguo

eva ha detto...

Grazie!