giovedì 9 luglio 2009

Turisti delle rovine


Oggi tutti a parlare del G8. Un successone, pare, all'insegna del "volemose bbene". Con i capi di stato che forse davvero, di fronte alle rovine dell'Aquila terremotata, si siano resi conto di non vivere in una bolla ma in una realtà che spesso non è così bella. Che forse sono stati aiutati a prendere decisioni concrete senza discutere troppo su questioni di lana caprina.

E tutto bene. E han deciso di venire proprio tutti. Con le first ladies in scampagnata, con madame Carlà che ha studiato attentamente i tempi della personale entratain scena, con George Clooney impegnatissimo a fianco di Walter Veltroni che impegnato non è mai riuscito ad essere di fronte all'Italia (e forse questa passerella avrebbe anche potuto risparmiarsela e risparmiarcela e gliene saremmo stati immensamente grati).

E forse è vero che il G8 aiuta a non far dimenticare l'Aquila. E forse è vero che confrontarsi fa del bene a tutti, ma c'è un peso, un sapore amaro che mi sale dalla bocca dello stomaco, un non so che.
Ho realizzato, il G8 all'Aquila offende il mio senso del pudore. Mi sa di ostentazione delle proprie miserie, di piagnosa ricerca di compassione. Michelle Obama si è preoccupata dei bambini, quasi fossimo un sottosviluppato paese africano. E noi contenti della sua sensibilità. Contenti di fare da guida a questi turisti delle macerie, a mostrare quanto è cattiva la natura e quanto siamo bravi a metterci una pezza.

E' inutile: il G8 all'Aquila ferisce il mio orgoglio...