mercoledì 12 dicembre 2007

Avanzi Savoia

"Deny thy father, and refuse thy name
Or, if you will not, be but sworn my love,
And I'll no longer be a Capulet"


Rovigo, monumento a Garibaldi - particolare antimonarchico




E' una settimana circa che qualcosa mi si è piantato qui, alla bocca dello stomaco, più indigesto di una cena al ristorante cinese. Si tratta del risarcimento che alcuni giorni fa gli orgogliosissimi eredi di casa Savoia hanno chiesto allo Stato Italiano per gli anni di esilio (risarcimento che è stato ritirato, visto che ci hanno messo un po', ma hanno capito anche loro di aver fatto una cazzata...). Che l'esilio se lo siano meritato è evidente, visto che hanno agito contro il Popolo Italiano (dando il potere a Mussolini che non godeva del favore della maggioranza degli elettori), contro la Nazione (lasciandoci in braghe di tela dopo l'armistizio dell'otto settembre), contro lo Stato (permettendo l'instaurarsi della dittatura), e contro una parte della popolazione (permettendo le leggi razziali).

Problema fondamentale sollevato però è questo: è giusto che i Savoia debbano pagare per colpe che non hanno direttamente commesso? E' giusto che le colpe dei padri ricadano sui figli?

Credo che un figlio non debba necessariamente seguire l'esempio e la vita dei propri genitori, per quanto a volte gli stessi figli scelgano di seguire le orme del padre o della madre, o incluso si trovino a farlo senza volerlo, come per una sorta di predestinazione. E credo sia chiaro che noi siamo in parte conseguenza della nostra famiglia, per quello che abbiamo imparato, per i valori che ci sono stati dati, per la stessa somiglianza fisica, per il nostro intimo essere. E può darsi che siamo orgogliosi dei nostri avi o che vogliamo respingere anche l'idea di assomigliare ai nostri genitori, però non credo si abbia mai un atteggiamento di passività o di indifferenza riguardo al problema di somiglianza/diversità da ciò da cui proveniamo.

E se così è per noi comuni mortali, non avrà forse un legame ancora più forte colui che eredita non solo un cognome, ma un titolo? Per cui il cognome stesso è un simbolo di distinzione? Non possiamo forse dire che, dai propri padri, dalla propria stirpe, i Savoia debbano ereditare assieme al cognome e al titolo anche le colpe?


Hay algo que se me ha quedado aquì, entre la garganta y el estomago, màs indigesto que una cena al restaurante chino... Hace algunos dias los miembros herederos de la familia Savoia pedieron una indemnizaciòn a el Estado Italiano por haber sido exiliados (pedido que poco despuès retiraron).

Tenemos que decir que los ultimos reyes Savoia hicieron mucho para merecer el exilio: actuaron contra el Pueblo Italiano (dando el poder a Mussolini, que no habìa sido elegido por la mayorìa de la poblaciòn), contra la Naciòn (abandonandola despuès del 8 septiembre), contra el Estado (permitiendo a Mussolini la dictadura), contra la ciudadania (con las leyes racistas).

La questiòn principal que ponen los descendientes pero es otra: es justo que ellos paguen para los errores de quienes vinieron antes de ellos? Es justo que los errores de los padres recaigan sobre los hijos?

Creo que nosotros no tenemos que ser como nuestros padres, aunque muchas veces hijos eligan seguitar el camino del padre o de la madre, o incluso hagan esto sin quererlo de verdad, como por una predestinaciòn. Y nosotros somos en parte consecuencia de la nuestra familia, por lo que hemos aprendido, por la misma semejanza fìsica, por el nuestro ser. Y puede que somos orgullosos de ser como nuestros padres, o que rechazamos la sola idea, pero creo que nunca podemos ver esto con indiferencia.

Y si es asì para nosotros, para quièn hereda un titulo, para quièn un apellido representa muchisimo màs que un argumento de distinciòn, no podemos decir que, hijos de sus padres, hijos de su estirpe, los Savoia, tengan que heredar con el apellido y con el titulo, tambièn la culpa?

lunedì 3 dicembre 2007

Leggere il Pendolo




Ce l'ho fatta!!! Sono riuscita finalmente a leggere Il pendolo di Foucault di Umberto Eco.

Vabbeh, lo so che visto così non sembra una "mission impossible", però questo era un libro che già avevo provato a leggere anni addietro, senza andare più in là delle prime pagine. E già avevo rinunciato, se non che un giormo il prof di Critica Letteraria se ne esce parlando di questo romanzo, e dicendo che per esperienza personale si ha bisogno che le prime 60 pagine vengano lette di colpo perchè il lettore possa entrare nella storia.


Aveva ragione. E questo perchè Umberto Eco sarà anche uno scrittore veramente bravo che unisce alla bella prosa una cultura invidiabile. Pero ha un grande difetto. Lo sa. E così si permette anche di trattare un po' male il lettore, a cui oltretutto chiede l'attenzione e la finezza di notare l'allusione o la citazione (e fortuna che il Gattopardo almeno l'ho letto).


In ogni caso si tratta di un buon romanzo di intrattenimento che gioca con un argomento, l'esoterismo, sempre molto di moda. Da qui ho tratto l'ultimo promemoria, insieme alla conferma che talvolta i libri richiedono un particolare momento della nostra vita per farsi leggere e capire. Magari un giorno mi capiterà con Proust, uno scrittore che sarà anche dei più grandi, ma che a un tentativo di lettura ho trovato francamente tanticchia noioso.





Lo he logrado!!! He leido todo Il pendolo di Foucault de Umberto Eco.


Vale, no parece ser una "Mission Impossible", pero esto era uno de los libros que habìa intentado leer rendiendome despues de las primeras paginas. Y ya piensaba que no merecìa la pena intentarlo màs, hasta que un dìa el profesor de crìtica literaria explicò a una clase que esto es un libro que se toma su tiempo y que necesita de las primeras sesenta paginas leìdas de golpe para envolucrar a el lector.


Tenìa razòn. Y esto porquè Eco es un gran escritor, que escribe meravellosamente y que pero tiene un gran defecto. Que lo sabe, e asì se toma la libertad de maltratar un poco el lector, pidiendo ademàs attenciòn en el reconocer la referencia y la nota que de vez en cuando pone en la narraciòn (y afortunadamente habìa leìdo antes Tomasi di Lampedusa).


De toda manera una buena novela de entretenimiento sobre un argumento siempre interesante como el esoterismo. De este libro he traido, junto a el ùltimo promemoria, la confirmaciòn a que muchas veces un libro nececita un particular momento de la vida para dejarse leer y entender. Asì que puede que un dìa me salga de leer Proust. Escritor de los mayores que, soy sincera, me pareciò un poquito aburrido.